Il quartiere Trieste di Roma, situato nel quadrante nord della Capitale, non ha mai brillato di vita propria agli occhi del turismo di massa, se non per pochi luoghi tra l’altro sparsi e nono proprio vicinissimi. Non si è mai particolarmente distinto tanto da fare esclamare ad amici o conoscenti: “guarda sabato vado a fare un giro al quartiere Trieste! Non sai che movida!”. Piuttosto, nell’immaginario generale il quartiere ha un aspetto piuttosto anonimo e grigio. Un quartiere di uffici e residenze. Luogo di notai, avvocati, magari studi medici, ricavati nei piani belli di anonimi palazzi, che non sembrano trovare motivi per restare aperti nelle giornate del Fai. Insomma, ci si va al quartiere Trieste; ci si passa a curiosare qualche volta, per dettagli storici o curiosità da antichista; ma non per fare shopping. La sua fama non rifulge per le scintillanti vetrine, che ci saranno anche, ma che non fanno notizia. È il luogo della borghesia professionista e dal titolo universitario, operaia e operosa, silente e poco amante dei riflettori, che non si ferma mai e produce per sé e per i propri cari.
Una borghesia che però ama intrattenersi e distrarsi. A pranzo o a cena magari, con gusto; assaggiando vini, degustando formaggi o salumi di qualità, in luoghi eleganti e sobri allo stesso tempo. Dalle boiserie non eccessivamente sfarzose, ma certo piacevoli. Insomma, dove tutto è al posto giusto, nulla è troppo evidente da sembrare pacchiano e le luci sono regolate in modo che il confort dello sguardo non vanifichi le creazioni dello chef. In questo contesto nasce il ristorante diffuso di Stefano Intraligi, Etienne Bistrot, cui fa eco al lato opposto di Via Scirè 18 Etienne Vinery, la vineria arricchita da circa 560 etichette, alcune introvabili. Che alla parola “diffuso” faccia seguito una distribuzione territoriale in più location, a cui bisogna aggiungere anche la scuola di cucina Due cuochi per amici, non è niente di così innovativo ed eclatante. Di situazioni diffuse ne è piena l’Italia e il mondo ormai. Quanti alberghi diffusi, Bed & Breakfast o agroturismi diffusi abbiamo visitato.
Non sta in quell’aggettivo la descrizione accattivante e multisensoriale in grado di scandalizzare in senso positivo il borghese professionista operoso e lavoratore di cui sopra. Sta piuttosto nella cucina letteralmente esplosiva, colorata, giocosa, divertente e affascinante di Chef Intraligi, allievo e collaboratore per anni di Heinz Beck, il cuoco tre stelle Michelin della Capitale. Nelle atmosfere calde, accoglienti e allo stesso tempo sobrie della sala ristorante, la cui mise en place essenziale si esalta nel contatto diretto e moderno con la superficie lignea dei tavoli, le portate del menu degustazione producono effervescenze visive e miraggi di salivazioni papillogustative al solo arrivo in sala. Pietanze dalle forme floreali, dai colori fluo, giochi di camuffamento, libertà acustiche (alcuni piatti si devono mangiare letteralmente con le cuffie), esplosioni di elementi nel piatto (sempre da intendersi in senso letterale), cibi da mangiare con le mani o da degustare solo leccandoli.
Questi sono tutti espedienti per rendere unica l’esperienza di Etienne Bistrot, che comunque presenta una cucina gourmet – ma non potrebbe essere differente – accessibile economicamente. “Autoritratto” infatti è il percorso identitario che racconta lo chef in sette portate a 90 euro. Bevande escluse. Se da una parte il bistrot consente allo chef di lavorare sulla sperimentazione e sulla voglia di stupire il cliente, così come faceva una poesia di Baudelaire nella Parigi borghese del Secondo Impero, la vineria permette di avvicinarsi alla sua cucina di invenzione a prezzi più popolari. Il caminetto acceso nella sala principale regala uno scenario suggestivo in cui sorseggiare del vino accompagnato da proposte apparentemente semplici, come possono essere salumi e formaggi di prima scelta, dal prosciutto di Parma ruliano alla bresaola di Wagyu; oppure ai formaggi di alpeggio e francesi, magari associati alla pinsa fatta in casa. Non manca nell’offerta gastronomica della Vinery i sapori marini come i cannolicchi, le alici del Cantabrico, le cozze, la bottarga, le seppioline. Oppure piatti caldi e confortevoli come possono essere i tortellini con crema di parmigiano. L’aperitivo alla carta costa solo 15 euro.
Però, se il menu di Etienne Vinery è senz’altro più sobrio rispetto al locale dirimpetto, la presenza di una cantina scintillante di etichette preziose e mozzafiato, con oltre 500 vini, porta fasto e con esso l’imbarazzo della scelta. Punto di riferimento per Les Caves De Pyrene, distributore internazionale tra i più apprezzati con cui Stefano Intraligi ha avviato una nuova partnership, Etienne Vinery presenta in carta vini italiani naturali e biodinamici, oltre ai grandi classici italiani e di Francia, Australia, Spagna, America, Austria e Sud Africa. Sarà anche possibile accedere a verticali di Tignanello, Sassicaia e dei grandi Champagne, fino alle selezioni di whisky, room e vodka.
Etienne Bistrot – Etienne Vinery
Via Scirè 16/18 Roma.
Aperto a cena dal lunedì al sabato