Il vino di Jerez |  Tra miti, leggende e terroir

In Andalusia, racchiuso tra Jerez de la Frontera, El Puerto de Santa Maria e Sanlucar de Barrameda, il triangolo vinicolo dal terroir unico nel suo genere dà vita allo Sherry, colorandolo di storie, avventure e leggende.

Basti pensare allo strano caso dei “ratones bodegueros”, topi di cantina che in uno stretto patto con l’uomo proteggono le botti, meritandosi un bicchierino di vino dolce per il servizio svolto.

O addirittura quel fatidico giorno in cui Sir Francis Drake, al servizio di Sua Maestà Britannica, mise a segno il colpo del secolo affondando nella baia di Cadice la flotta spagnola trafugando, con gran bisboccia per i suoi marinai, 2900 botti di Sherry.

Furono proprio i Britannici, che innamorati di questo prodotto, lo elevarono aumentandone la popolarità, al punto tale che il suo nome “vino di Jerez” lascia spesso in posto a “Sherry”  

Tra le pagine della letteratura Inglese si trovano innumerevoli tracce alcolemiche di Sherry, decantato dal buon vecchio Shakespeare nell’ Enrico IV:

“Sale al cervello e lo rende aperto, fantasioso; lo riempie di concezioni agili, dilettose e ardenti”

Arrivando fino a Byron, Dickens e addirittura J.R.R. Tolkienche, probabilmente, senza la fortuna che la famiglia fece con il commercio dello Sherry, non avrebbe potuto istruirsi e forse non avrebbe regalato al mondo “Il Signore degli Anelli”.

Ma vi dirò, lo Sherry non esiste, esistono gli Sherry, un’infinita tavolozza di gusti e colori: Fino e Manzanilla leggeri e secchi maturano senza ossigeno sotto ad una patina cerosa formata dai lieviti (il Flor), Amontillado (il Fino che invecchia in botte) più morbido, Oloroso dalle note ossidate e Palo Cortado, l’elite dello Sherry a metà strada tra Amontillado e Oloroso.

La chiave del suo successo? Palomino, Moscatel e Pedro Ximenez, le uve regine dell’Andalusia che affondano e loro radici nell’ Albariza il terroir unico nel suo genere, gessoso, quasi bianco, in grado di catturare le piogge primaverili e trattenere l’umidita nelle torride estati.

I bodegueros però dicono che questo vino liquoroso nasce “de la uva, sino de la bota”; e sono proprio le botti a dare il tocco finale, non del tutto chiuse e non del tutto piene che come in una scultura piramidale scambiano il loro contenuto l’una con l’altra, dall’alto verso il basso secondo il metodo Solera.

Di fronte a tutta questa unicità non resta altro che farsi catturare da quel triangolo enologico come una nave nel triangolo delle Bermuda, prendere posto al tavolino di una Bodega con un buon bicchiere di Sherry, perdersi in mille storie e leggende e chissà… magari riuscirete a scorgere qualche raton bodeguero alla fine del suo turno.

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