Varietà autoctone. Agricoltura biodinamica. Vendemmia didattica. Ecco le caratteristiche principali di un progetto nato 14 anni fa e che oggi guarda al futuro con ottimismo
Palazzo Tronconi è oggi una splendida azienda vinicola vocata all’enoturismo, situata in un’area geografica che tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila è stata fortemente sfruttata dall’industria automobilistica, che ha rischiato di snaturare irreparabilmente il paesaggio della Valle del Liri così come la struttura economica degli insediamenti urbani presenti. Con la crisi del 2008, però, la crescita industriale si è fermata, avviando il declino dell’automotive, prima trainante nel Paese, e oggi talmente rarefatto che ci si chiede se l’auto italiana ancora esista. Al netto, tra l’altro, delle polemiche legate all’Alfa Milano, diventata poi Alfa Junior. Da quel momento in avanti però nel Comune di Arce, che si trova nella valle del Liri, piccolo fiume della provincia di Frosinone che si getta a braccia aperte nel Tirreno, ha mosso i primi passi il progetto di Marco Marrocco, ingegnere meccanico impegnato nell’industria degli elevatori, che assecondando la propria spinta interiore, ha deciso di lasciare la Capitale per tornare ai luoghi della memoria e della famiglia, avviando da zero un nuovo progetto di vita con al centro Palazzo Tronconi.
«Roma è stupenda, ma viverci è pesante. Per me era diventato difficile e ho approfittato delle origini paterne per provare a cambiare attività. Ho così acquistato i primi terreni vitati ad Arce. Ho costruito la cantina e adesso Palazzo Tronconi è diventato un punto di riferimento della Valle del Liri». Marco racchiude in queste poche parole 14 anni di lavoro continuo, quasi senza mai prendersi vacanze, o quasi; perché il lavoro dell’imprenditore, legato alla terra, non consente di fare soste. Specie se ti dedichi a produzioni biodinamiche, legate al ciclo delle stagioni. Marrocco ha puntato su varietà autoctone poco conosciute del territorio come il Lecinaro e il Raspato, vini a bacca rossa. Oppure come il Maturano e il Pampanaro, che sono invece a bacca bianca. Nel tempo i terreni sono cresciuti e oggi il lavoro si sviluppa su 18 ettari di vigna, coltivata a mano, senza l’utilizzo di macchine e per questo le lavorazioni sono più impegnative e i costi di produzione importanti da sostenere, anche perché legati al clima e ai cambiamenti in atto, che non consentono più di avere certezze precostituite, a dispetto dell’uso sempre più ampio della tecnologia nei campi. «I rischi di impresa sono elevati, ma tutti rischiano, anche chi fa agricoltura normale. Noi comunque puntiamo a conservare i terreni in buona salute, in modo da aiutare le piante a sostenere e fronteggiare meglio le patologie», aggiunge con una punta di orgoglio Marrocco.
Alla produzione vinicola, il cui mercato di riferimento è soprattutto quello romano, l’azienda associa l’attività enoturistica con le stanze presenti a Palazzo Tronconi e la piccola e piacevole osteria di tradizione. Lo sviluppo in chiave turistica dell’azienda agricola ha finito per diventare un punto di forza, andando in alcuni casi a compensare le perdite del vino in annate difficili. È diventato quindi fondamentale puntare sui turisti, che spesso sono persone colte, professionisti e appassionati di vino e alto spendenti. «In genere vengono da Roma o da Napoli e desiderano soprattutto fare degustazioni guidate. Durante la settimana lavorano molto con gli stranieri. Nel fine settimana con gli italiani. Le attività principali sono le degustazioni, i pranzi o le cene e i wine tour in campo e in cantina. Spesso amano anche fare esperienze dirette come la vendemmia didattica.
«Addirittura di inverno mi chiedono di fare esperienze di potatura. Sono professionisti, banchieri, commercialisti, medici e consulenti che desiderano riavvicinarsi al lavoro fisico, stressati dalla vita moderna. Qualcuno viene alla pari, prende una stanza e mi ripaga con il lavoro nel campo. Si tratta di una forma di scambio; il ritorno ad un’economia di baratto. Dal mio punto di vista queste attività sono un valido sostegno economico per l’azienda; mentre per loro si tratta di un aiuto psicologico. La maggior parte sono single. Tra l’altro alcuni mi hanno seguito, avviando un lento ma continuo movimento di ritorno alla terra. Per questo da alcune stagioni ho iniziato a fare dei training e corsi per coloro che seriamente, come me, vogliono avviare un’attività agricola in zona».
A conti fatti, i numeri di Palazzo Tronconi sono in netta crescita. Il turismo esperienziale sta facendo registrare importanti ricadute sul territorio, portando beneficio ad una zona che in passato è stata devastata dall’industria automobilistica, salvaguardando il benessere della Valle del Liri. Tra i progetti futuri di Marco Marrocco, una volta che saranno stati ripagati gli investimenti sull’agriturismo e il Bed and Breakfast, c’è l’intenzione di realizzare un caseificio, «perché gli animali sono determinanti e fondamentali per la biodinamica» e completare il consolidamento di Palazzo Tronconi.
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